Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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venerdì 26 aprile 2019

Un'occhiata in altre città italiane

Bologna e Firenze
Ci siamo trovati spesso a (dover) portare esempi "stranieri" nel combattere le tante bufale degli anti-tramvia fiorentini. Cioè esempi di tutta Europa, ove la quasi totalità delle città medie è dotata di reti tramviarie come ossatura della mobilità cittadina, con il dichiarato scopo di spostare grosse quote dall'auto ad un TPL su ferro in grado di competere per frequenza, rapidità, affidabilità.
(*) - vedi nota in calce
Nel portare esempi (di tutto il resto) d'Europa echeggiano ancora le sciocchezze del tipo "qui è diverso", "qui non si può", e i sermoni (da analfabeti) secondo cui solo Firenze nel mondo è una città con grande patrimonio storico e monumentale.
La necessità di ricorrere ad esempi tacciati di esterofilia era dettata da una semplice realtà: l'Italia è indietro di 20 o più anni (nella mobilità e in altri campi) e non ha esempi degni di nota di reti tramviarie moderne.
Non lo sono quelle di Roma (scassate e obsolete), e neanche quelle di Milano e Torino, meno scalcinate ma ancora di 50 anni fa, per fortuna mai smantellate: in promiscuo (anche se la separazione dal traffico è in qualche caso andata avanti). Una concezione che le relega ad ancelle minori, simili ai bus, ove, per le dimensioni delle città, l'ossatura della mobilità è fatta dalle metropolitane. Ne abbiamo scritto più volte, è un modello (parzialmente) valido solo per grandi agglomerati urbani, con esigenze di trasportare grandi masse su grandi distanze, non certo per Firenze o altre città medie.
Gli altri casi in Italia sono poi tutt'altro che modelli: la "tramvia su gomma" di Padova e Mestre, sistema uscito di produzione a dispetto della sua modernità, un fallimento da non replicare. E qualche altro timidissimo tentativo, come Palermo, realizzato solo per una minima parte e in alto mare per tutto il resto.
Incredibile ma vero, Firenze fa da apripista in Italia. Lo fa nonostante i 25 interminabili anni di progettazione, partenze, stop, pezzi di linea, altri stop, "riflessioni", richieste di "moratorie" (o forse "mortori"). Oggi abbiamo due line in esercizio e un loro ottimo successo, nonostante le ormai stantìe lamentazioni di chi non vuole per nessun motivo uscire dal traffico da terzo mondo che strangola Firenze.
Eppure c'era una città che guardava avanti, che aveva imboccato la strada di tutt'Europa prima di Firenze. Quella città è, o meglio era, Bologna, sui cui suggeriamo di leggere l'interessante articolo di Marco Chitti su CityRailways (cliccare). Uno sconsolato passo, da cui però si trae la conclusione che è necessario ripartire e portare a termine la trasformazione della mobilità cittadina:
   
"Così, dopo tante giravolte, Bologna torna quasi al punto di partenza, con qualche chilometro di bifilare e di corsie riservate in più, un progetto di filoviarizzazione nel limbo e una proposta di rete tranviaria strutturante, ma trent’anni di più sulle spalle, tanti soldi mal spesi e innumerevoli opportunità sprecate"
il Civis a guida ottica a Bologna, un fallimento
   
Degno di nota proprio è il disastro del Civis, filobus a guida ottica, ritirato dopo pochi test, con perdite economiche e strascichi giudiziari di anni. Uno delle gloriose imprese del centro-destra di Guazzaloca, che potrebbe fare da modello al fronte fiorentino di Lega e destre svariate, con fiancheggiatori vari comitati teoricamente nella galassia dell'ultrasinistra (da operetta), ambientalista (autonominata tale) ecc
Pare che Bologna, un tempo avanti a Firenze e rimasta indietro, cerchi ora di recuperare: 4 linee tramviarie, di cui la prima in avanzato stato di progettazione e in avvio dei cantieri forse entro l'anno.
Interessante l'immediata nascita di Comitati "contro" e di campagne di stampa analoghe (vedi qui). Film tutti già visti, con le stesse argomentazioni sentite mille volte in 15 anni di guerre intestine fiorentine, non fra guelfi e ghibellini, fra bianchi e neri, ma su tramvie si o no. E su infinite possibili alternative, dalle più fantasiose a quelle realmente esistenti (ma con qualche punto a sfavore). Ambulanze che non passano, ponteggi e rifacimenti facciate impossibili, alberi, tempi dei cantieri, costi, posti macchina sotto casa, negozi e attività che chiudono, ecc. Mancano solo i passeggini risucchiati sotto i tram e le salite impossibili per i convogli, ecc. Ma arriveranno di certo, non ne dubitiamo.
La storia si ripete, la prima volta in tragedia (per fortuna senza stragi immani quella di Firenze), la seconda in farsa, senza che a Bologna gli attori sul palco se ne rendano conto.
    
Ci occuperemo prossimamente anche di altri casi futuribili di TPL, nel bene nel male: Genova, Bergamo, Brescia, Bolzano ecc
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(*) En passant, tramvie sono sempre più presenti anche in grandissime città dotate di metrò, in cui migliorano la capillarità delle sorelle maggiori: ottimi sistemi di ferrovie suburbane  (S-Bahn e simili) e appunto metropolitane. Anni fa portammo l'esempio di Monaco di Baviera e Berlino.