Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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martedì 5 febbraio 2019

Ma pali o non pali ...

Cantava il popolare Venditti, emulo di Mozart e di Schönberg ,"ma bomba o non bomba, arriveremo a Roma". Non si trattava proprio di musica dodecafonica, un semplice motivetto che a quei tempi restò nelle orecchie di tanti.
E che c'entrano i pali delle tramvie? Serve un balzo con la macchina del tempo, e poi ci siamo.
Quella delle tramvie senza pali è talmente entrata nella testa dei paladini del traffico da terzo mondo di Firenze, e della sua conservazione ad ogni costo, che la tirano fuori a getto continuo, spesso a sproposito. Ma non si deve essere troppo severi con la sensibilità popolare, se sfondoni colossali sulle tramvie senza pali sono uscite dalle autorevoli bocche del SottoSopraIntendente Pestina e dalla pvofessovessa Ginevva Cevvina Fevoni Bavonessa Vicasoli a proposito del capolinea in piazza dell'Unità, si può avere comprensione per chi ne chiacchiera nei bar, fra un caffè e un gottino, o sulle pagine dei social network.

Cerchiamo di spiegare in modo comprensibile a tutti.
Le tramvie hanno sempre i "pali" con alimentazione da linea aerea e i convogli hanno pantografi per la presa di corrente dall'alto. In alcuni (pochi) casi è inoltre possibile, per certi tratti (non tutta la linea) l'alimentazione a batterie, come a Saragozza (vedi figura in alto), Siviglia, Nizza ecc.

Per la trazione a batterie essenzialmente ci sono due sistemi: quello in funzione già da vari anni, in cui, per un breve tratto, non c'è nessun tipo di linea aerea con pali e cavi,  per es. in centri storici, davanti a monumenti di grande importanza ecc. Il punto debole, oltre a costi e ingombro delle batterie, che riducono lo spazio per i passeggeri, è l'autonomia necessariamente molto limitata.
Un sistema più recente utilizza invece sistemi di ricarica rapida alle fermate, a ciascuna delle quali deve essere presente un breve segmento di linea aerea fissa, una sorta di traliccio (vedi accanto, Siviglia). Il convoglio abbassa e alza i pantografi prendendo corrente ad ogni fermata, con ricarica di batterie in un sistema più evoluto che riduce la problematica della ridotta autonomia. Anche questo sistema viene messo in opera su linee con pali e cavi "tradizionali" per gran parte del percorso, riservando agli attraversamenti di centri storici e simili la ricarica rapida alle fermate. Oltre ad essere molto costoso, necessita di fermate o pensiline piuttosto impattanti anche a causa del traliccio per la ricarica rapida. Per es. a Siviglia solo le fermate del tratto che passa a pochi metri dalla facciata della Giralda, la cattedrale. Che però non è  crollata, come sembrava dovesse succedere al Duomo o al Battistero con la tramvia fiorentina ... (*)
Altre possibilità? L'alimentazione da terra, con il celebre e spesso citato esempio di Bordeaux, (vedi qui) molto inaffidabile, bersagliato da blocchi della circolazione persino con piogge abbondanti o eventi simili. Un costo molto alto per un sistema che ha mostrato grossi deficit. Prodotto dalla Alstom, lo troviamo in un paio di città francesi, non si è diffuso ulteriormente.

La soluzione più semplice per ridurre o eliminare molti pali esiste da sempre: l'ancoraggio della catenaria di alimentazione elettrica agli edifici che costeggiamo la linea. Le limitazioni sono date dalla distanza (o altezza) degli edifici (es. p.za dell'Unità a Firenze), dal loro carattere storico e architettonico che rendono l'ancoraggio sconsigliato o escluso (es. l'abside di S. Maria Novella), e da altri fattori  funzionali. Ma è sicuramente possibile e raccomandabile in un gran numero di casi. Resta ovviamente la "ragnatela" di cavi aerei, che anzi sarà spesso più ramificata e fitta che senza paleria.
E' anche possibile in molto casi l'utilizzo di paleria già esistente, es. lampioni, o l'installazione del minimo indispensabile, con particolare attenzione.
Se l'ancoraggio agli edifici o soluzioni simili (ove possibile) non vengono attuate la progettazione ha trascurato aspetti architettonici, estetici ecc.  Ma non inficia affatto utilità, funzionalità, ruolo trasportistico della tramvia, fornendo però in tal modo munizioni a personaggi che ne colgono l'occasione per farsi paladini del traffico motorizzato. Che ovviamente è molto più devastante, anche visivamente, ma è ormai stato interiorizzato (a sproposito) come "normale", "inevitabile" ecc.
Paladini che si atteggiano per assurdo a difensori della bellezza, dell'arte (clicca per vedere) o dell'ambiente (altro click), di cui si ricordano solo quando si discute di tramvia. Paladini fasulli del bello e dell'ambiente e molto reali del traffico selvaggio, che neanche si ricordano di un fatto banale: la stazione di Michelucci è nata e ha vissuto per decenni circondata da tram, binari, cavi, pali in abbondanza, che nelle foto in bianco e nero dell'epoca risaltano assai meno. Cecità di chi non vuol vedere.

Last but not least, vanno anche considerati vari fattori comuni a tutte le soluzioni "tecnologiche" senza pali: per es. le batterie sono molto inquinanti alla produzione e allo smaltimento e hanno un loro ciclo di vita che le rende decisamente costose. L'adozione di una delle soluzioni illustrate (eccetto l'ancoraggio agli edifici) vincola, in modo più o meno forte, il gestore a sistemi proprietari ad un certo produttore dei convogli e/o dell'armamento delle linee. Non ci sarà più la possibilità (o limitata) di acquistare materiale rotabile o fisso da diversi produttori, rinunciando così a elementi concorrenziali e vantaggiosi di sistemi "tradizionali", consolidati da decenni, con binari, paleria, cavi, trazione ecc secondo standard industriali ormai universali.
Questo aspetto negativo è molto forte nei casi di alimentazione da terra (oltretutto inaffidabile) o per es. per i "tram su gomma", come i Translohr adottati a Padova e Mestre, usciti di produzione per scarso successo commerciale e difficoltà tecniche.