Gli attraversamenti pedonali, si sa, sono posti auto sotto mentite spoglie. Ma i fiorentini sono "furbi", e non si fanno infinocchiare facilmente! Sanno scovare parcheggi anche quando sono camuffati da marciapiedi, piazze (Piazza della Vittoria docet) e giardini. E che dire delle piste ciclabili non protette? E degli spazi di fronte alle rastrelliere? Posti, posti e ancora posti auto gratuiti sottratti alla collettività.
E quindi, in un giusto e doveroso esproprio proletario, ecco che i compagni automobilisti collettivizzano lo spazio stradale sottratto al popolo da quei borghesi reazionari, che con la scusa della salute e del rispetto dell'ambiente, ostacolano con i loro antiquati velocipedi l'avanzare dei mezzi a combustione interna.
Ovunque in città assistiamo al trionfo di questo spirito libertario, con il proletariato delle auto e dei motorini che si riappropria di quello spazio troppo a lungo appannaggio del solo padronato ciclopedonale.
E a Firenze, quale posto è più proletario di via Tornabuoni? Nel covo di marxisti-leninisti quali Prada, Gucci, Armani e Cavalli, la pista ciclabile ha sempre rappresentato una sfida aperta alla modernità che avanza sgasando. Senza aspettare che gli agenti atmosferici facessero il loro corso sulla vernice biodegradabile, tutte le sere - all'ora dell'aperitivo - un manipolo di coraggiosi esercita il suo diritto naturale: quello di parcheggiare sulla pista ciclabile. (m.b.)