Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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martedì 16 febbraio 2021

La pandemia, i trasporti, i ristoranti e altri fatti scomodi

Rischio di contagio Covid in varie situazioni: un recentissimo studio del prof Kriegel del Politecnico di Berlino, consulente del governo federale tedesco, insieme al Robert-Koch Institut e allo Charitè,  in sintesi lo valuta come "moderato" in metrò, tram e bus, anche affollati (a Berlino come da noi). 
Al massimo del rischio ci sono i posti di lavoro in presenza fisica (7-8-9 ore al giorno) e ... i ristoranti. In fondo banale quest'ultimo caso, ma non piacerà ai titolari: per mangiare e bere non si può tenere la mascherina, la vicinanza interpersonale è evidente, prolungata per 1,5-2 ore. Il confronto fra ristoranti e trasporti, usato come prova di chissà quale complotto per punire e far chiudere mangiatoie e raffinati luoghi per gourmet, condanna i tavoli apparecchiati a vero incubatore di diffusione del virus, lontani dagli odiati trasporti pubblici, che ne escono parzialmente riabilitati. 
Uno dei fattori determinanti è la durata dell'esposizione all'aerosol (cioè del "fiato" nell'aria circostante) potenzialmente contagioso. Che nei trasporti è di qualche decina di minuti.
Supermercati, teatri e cinema "stranamente" a rischio basso, proprio per il distanziamento e la durata della permanenza. A metà strada la scuola.
Ridotto al minimo, rispetto ai timori di un anno fa,  il rischio dal contatto con superfici, quindi nei negozi o supermercati, e di nuovo in metrò, tram e bus. Presupposto è l'uso delle mascherine (per mangiare e bere, un po' difficile ...) 
Un fattore di grande impatto mediatico è il tentativo di riabilitare (e di nobilitare) in virtù della pandemia l'uso quotidiano dell'auto, diventato insostenibile ormai da lungo tempo. Una sorta di ritorno al passato grazie ad una congiunzione astrale non prevista da nessuno.
E' interessante anche notare come si è proceduto in tutta Europa per "alleggerire" l'affollamento sui mezzi pubblici. Berlino (e non solo) ha per esempio creato in poco tempo molti chilometri di "Pop-up-Radwege", cioè di ciclabili di emergenza, riducendo le carreggiate (di una intera corsia o sopprimendo posti auto nelle strade) in modo da rispondere alla domanda crescente di mobilità a due ruote, superiore a quella, molto vasta, già soddisfatta dalla fitta rete ciclabile della metropoli tedesca.
Sul piano dei trasporti di massa Berlino (e quasi tutta l'Europa) è già molto avanti, e quindi non si è trovata di fronte alla difficilissima sfida di recuperare il ritardo di decenni, come nel nostro paese. Non si costruiscono metropolitane o reti tranviarie in poche settimane, e anche molto difficile è l'incremento massiccio dei bus  - che da soli, senza reti su ferro, sono un mezzo inadeguato per capacità di trasporto/capienza, affidabilità di tempi ecc. 
Che sia finalmente l'occasione per l'Italia di superare la sua palese arretratezza in mobilità urbana, cominciando subito e finanziare, progettare e realizzare metropolitane, ferrovie suburbane, reti tranviare e ciclabilità? E nel giro di un paio di anni avvicinarsi al resto d'Europa, cogliendo la palla al balzo della pandemia mondiale, sia che essa ci attanagli ancora per un pezzo o si dissolva all'orizzonte?
Il famigerato Recovery Fund deve servire anche a questo. Non come come asso (o due di briscola) in giochetti e accoltellamenti alle spalle, per comprarsi fette di elettorato e clientele, risse e follìe propagandistiche a cui stiamo già assistendo.