Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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Un tempio della musica

La serata sulle note del Fliegender Holländer, l'Olandese Volante porta con se molti pensieri e riflessioni.
Il piacere della musica (non proprio eterea quella di Wagner) mi hanno acuito i sensi nell'uscire dal Teatro del Maggio Fiorentino, unico esempio di coraggio architettonico e culturale verso il futuro di una Firenze dal grande passato. Uno dei pochi altri, la loggia di Isozaki sul retro degli Uffizi, è ferma da tempi immemorabili. A ricordarcelo ... una gru.
Un lampo, e subito mi è salita alla mente la sensazione di non essere immerso nel provincialismo della odierna Firenze bottegaia, immobile e soffocante. Un anelito di presente e di futuro.
Quel pezzo di architettura contemporanea, pensata come tempio della musica, mi ha fatto fare un salto nel cuore della vecchia Europa dove ho trascorso mezza vita adulta. Un groviglio di armonie e immagini mi ha portato alla modernissima sede dei Berliner Philarmoniker, a pochi passi dalla Potsdamerplatz, quella di Renzo Piano. E con un altro balzo, subito a ruota, alla classicissima, imponente e storica Wiener Staatsoper. E infine, per ricordi, radici, pezzi di vita, al Muziekgebouw di Amsterdam. Ce ne sono altri, ma l'elenco sarebbe troppo lungo.

A questi palazzi mi lega non solo il filo conduttore della musica universale, e dei luoghi in cui essa raggiunge vette mondiali, ma anche la storia che li circonda, e le figure che l'hanno fatta: tragica, lacerante, esaltante, o anche solo da guardare, seguire, da trarne ammaestramenti.

La Vienna del lungo crepuscolo asburgico, con il primo espressionismo dei Klimt, Schiele, Kokoschka. La stessa città,"Vienna la Rossa", che con le sue rivolte popolari pose fine all'immane macello sul fronte italiano (*). Quella del "circolo" di filosofi della scienza (Carnap, Gödel, Wittgenstein ...) costretti alla fuga dalla presa del potere delle bande criminali naziste. La Vienna del film "Il terzo uomo" con Orson Welles protagonista.

Brandt e il Ghetto di Varsavia
La Berlino tragica di Rosa Luxemburg e degli spartachisti, e quella del dopoguerra con Willy Brandt borgomastro e poi cancelliere, il capo di governo che cadde in ginocchio davanti al monumento del Ghetto di Varsavia. Quello insignito del premio Nobel per la Pace.

E infine la capitale olandese roccaforte di diritti civili, sociali, civiltà, quella stessa Amsterdam che nel 41 visse lo sciopero dei portuali contro le deportazioni degli occupanti nazisti.

Tutto insieme, quell'Europa fulcro di civiltà, cultura, società aperte e solidali, anche dopo tragedie e orrori, e grandi ideali finiti nella polvere. Anche quella corrosa oggi da follìe "sovraniste" e lotte intestine fra meschini interessi nazionali, da pescecani della finanza, e da mari che custodiscono tragiche morti.

Mi tornano alla mente quelli che cianciano continuamente della "mia bella Firenze", solitamente facendosi paladini di una immobilità che di bello ha ben poco, e spesso anzi solo della loro comoda, meschina normalità, fatta di frasi fatte, tran tran, lontanissimo dalla Firenze cosmopolita del Rinascimento. Ma sapranno di che parlano?

Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande,
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ’nferno tuo nome si spande!
    Tra li ladron trovai cinque cotali
tuoi cittadini onde mi ven vergogna,
e tu in grande orranza non ne sali.

No, poi tanto grande non sei più, la storia ha trovato da secoli altri centri, e i ladroni di cui si vergogna Dante sono oggi solo piccoli speculatori, arraffoni di affitti di fondi fatiscenti, cricche che occupano poltrone senza nessun merito, o chiacchiere da bar di rango mondiale.

Vuoi essere dentro al tempo, tu culla del Rinascimento? Ricordi?
Se tu volessi risollevarti, e il retroterra, la storia, i mezzi, li hai, tirati fuori dall'ignobile provincia che ti soffoca, ti schiaccia, ti porta sempre più lontana dai luoghi del presente e del futuro e sempre più vicina alla periferia dell'impero.

E magari, cara mia città, leggi tutto il canto XXVI dell'Inferno, con Ulisse che trascina i suoi uomini con parole fiammeggianti:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza

Potrebbe essere ora il momento, dopo tante esitazioni, stagnazione, paralisi di idee e di forze.
Oppure continua a vivacchiare, a nutrirti di un passato eccelso, che non durerà in eterno.

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(*) e non come cianciano patriottici falsi storici sulle gloriose armate del gen. Diaz, che trovarono soldati già in fuga per tornare dalle famiglie alla fame