Leggiamo cosa dicono di recente (*):
sia le rotatorie sia le piste ciclabili devono essere realizzate solo quando esistono condizioni urbanistiche che le rendano sostenibili
Piste ciclabili (e rotonde) urbanisticamente sostenibili? L'unico senso che si può attribuire a questa brillante teoria è che la loro "sostenibilità" è dettata dal traffico motorizzato e dal suo status quo, più o meno intoccabile per quantità e modalità e prioritario rispetto a tutto il resto. Esattamente il contrario di ciò che si fa in tutt'Europa (anche i Comi-ci la indicano spesso come modello) dove, notoriamente, è proprio il devastante traffico auto che viene adeguato e subordinato a quello pedonale, ciclistico etc e più in generale limitato, disincentivato, rallentato e "moderato" con numerose tecniche: fra cui le rotonde, la sottrazione di spazio a favore delle piste ciclabili o del trasporto pubblico etc.
Dai (vaghi) esempi portati sembra che rotonde e piste ciclabili, secondo gli amici Comi-ci, a Firenze non siano quasi mai "sostenibili" (e quindi da non realizzare):
(...) ciclabile è bello, ma solo laddove la situazione lo consente, senza mettere in pericolo l’incolumità di ciclisti, pedoni e automobilisti.
Più che tragicomica definiremmo macabra l'affermazione che il "ciclabile è bello" metta in pericolo gli automobilisti. Si rientra nelle classiche frasi da bar del tipo "bambino sbrana pitbull" o "pedone travolge TIR".
Ma proseguiamo nel delirio filo-motoristico:
Le piste recentemente realizzate attorno al centro storico sembrano non tenere conto di elementari principi di sicurezza e di opportunità, come, anche in questo caso, testimoniano i numerosi incidenti, anche gravi, occorsi agli incauti ciclisti che si avventurano su piste insicure e mal progettate.
A quali piste si riferiscono? Lo dicano, e magari anche a quali "numerosi e gravi incidenti".
In realtà a Firenze:
- le piste ciclabili sono troppo poche, mentre ne serve una rete fitta e continuativa da realizzare a tappeto sottraendo spazio alla viabilità ordinaria (e alla sosta)
- alcune sono anche mal fatte, ma per motivi opposti a quelli accennati dai Comi-Ci: la subordinazione al traffico motorizzato, al "dove c'è posto" o "non intralciano", rinunciando alla univoca precedenza, piena visibilità e priorità rispetto al traffico motorizzato.
Insomma, i colti amici Comi-Ci dovrebbero tenere a mente il detto del grande filosofo Wittgenstein: "ciò di cui non si può parlare, si deve tacere". O, in linguaggio popolare, hanno perso un'occasione per star zitti.
Davvero strano, ma non nuovo, che gruppi estremamente critici (come noi del resto) si trovino a schierarsi con il fronte dell' "auto dappertutto" e con il Partito del Gippone.
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(*) vedi l'originale: ROTATORIE, PISTE CICLABILI E ALTRO ANCORA
ed inoltre: Gli stupri e le bici: la sicurezza alla rovescia