Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
_________________________________________________

martedì 2 dicembre 2008

La corda in casa dell'impiccato ...

La campagna "Pendolaria" viene promossa da anni dalla maggiore organizzazione ambientalista italiana ed è dedicata, con il gioco di parole fra "aria" e "pendolari", alle traversie dei circa 14 milioni di italiani che ogni giorno si spostano per andare al lavoro o nei luoghi di studio.
Al centro di essa sta, giustamente, il "ferro" che in tutto il mondo civilizzato è il
principale vettore, a cui altri eventuali mezzi di trasporto portano per rafforzare la capillarità della rete, soprattutto nel primo e ultimo tratto.
Mondo civilizzato a cui l'Italia palesemente appartiene poco: fra i grandi paesi "industriali" siamo infatti gli unici che vedono l'uso dell'auto come mezzo di gran lunga maggiore, in modo schiacciante.
Altrettanto poco civili sono spesso le condizioni in cui chi per necessità o per scelta viaggia ogni giorno sui treni locali. E palesemente in contraddizione con il resto d'Europa è anche la ripartizione degli investimenti fra ferro e asfalto.

La copertina della rivista di Legambiente illustra bene con una immagine che si richiama al famosissimo "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo.

Scontato anche il continuo richiamo all'Europa come modello a cui orientarsi e ovviamente alla necessità che questi imponenti spostamenti di persone siano possibili in termini di "mobilità compatibile".
A maggior ragione incomprensibile è il fatto che in tutto questo la bicicletta non viene neanche nominata.
Eppure nel modello europeo l'intermodalità bici+treno svolge ormai un ruolo chiave in quantità e qualità: usare l'unico mezzo davvero ad "emissioni zero" fino ad una stazione, poi caricarla sui vagoni, ed infine scendere ed usarla comodamente nell'ultimo tratto urbano.

In realtà questo modello esiste anche da noi, ma in modalità tipicamente italica, "fai-da-te": parcheggiare una bici alla stazione di arrivo per proseguire - preferibilmente scassata, per non farsela possibilmente rubare, e magari legandola chissà dove in mancanza di appositi spazi. C'è anche chi porta l'italicitá al top usandone due, di cui la prima da casa alla stazione di partenza. Insomma mettendo a frutto tutta la nostra arte di arrangiarsi. Metterla in treno è spesso solo teoricamente possibile e in ogni caso pagando un supplemento giornaliero di cui non esiste abbonamento.

Trattare di mobilità compatibile e di pendolarismo e scordarsi della bicicletta è più o meno come parlare di corda in casa dell'impiccato!

-