Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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sabato 27 dicembre 2008

La Sottointendenza ai Fatti Propri

Dal Comitato del Bobolino riceviamo questo messaggio su una nota fantastica impresa dell'eroica Sottointendenza ai Fatti Propri (teoricamente destinata alla tutela dei beni architettonici etc).

E' da osservare che gli stessi signori si oppongono per motivi estetici nel centro di Firenze per es. all'asfalto rosso per le ciclabili e impediscono la loro protezione dai gipponi omicidi tramite separazioni fisiche dalla carreggiata (es. transenne fisse, cordoli in pietra etc).

Che facciano parte anche loro del famigerato Partito del Gippone?

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Oggi, ad un anno di distanza dall’inizio dei lavori, il parcheggio voluto dalla Soprintendenza all’interno del Giardino della Pace è stato completato, cementando in maniera irreversibile un’ampia superficie di verde pubblico, costruendo cordoli e installando sbarre, cancelli e semafori. Tutti lavori edili che stanno a testimoniare come non si tratti di un intervento di restauro, ma di un’opera urbanistica che, di fatto, costituisce una variazione della destinazione d’uso dell’area, con un incremento del carico urbanistico e conseguente alterazione degli elementi tipologici, formali e strutturali del luogo.

Che si tratti di un cambiamento della destinazione d’uso, per il quale si devono seguire definiti procedimenti amministrativi, risulta evidente da due documenti nei quali questo principio viene chiaramente espresso:

a) La Delibera del Comune di Firenze n. 00048 del 08/03/1999, che si riporta come esempio circa l’iter da seguire per modificare il Piano Regolatore al fine di concedere l’autorizzazione per la realizzazione di un parcheggio pubblico per una scuola. Nella Delibera si chiarisce “che per la realizzazione del parcheggio… è necessario modificare la destinazione d’uso…” (con tutto l’iter che ne consegue di approvazione in Consiglio Comunale).

b) La Sentenza del Consiglio di Stato n. 5035, del 19 giugno 2007 in cui si ribadisce che “non è sostenibile che la trasformazione di … un giardino a parcheggio scoperto, attraverso l’impermeabilizzazione del terreno…in una zona vincolata, non configuri una sostanziale modifica dell’uso dell’immobile, con incremento del carico urbanistico”. L’elemento rilevante in questa decisione del Consiglio di Stato è la decisione di richiesta di ripristino dello stato dei luoghi”

Sulla base di questi due documenti, che stabiliscono in maniera inequivocabile i criteri per definire un cambiamento d’uso, appare insostenibile la dichiarazione di restauro, usata per la realizzazione del parcheggio.

Seguendo l’iter procedurale che, nel rispetto dei vincoli legislativi applicabili, disciplina i lavori eseguiti per conto di amministrazioni statali su aree di proprietà del Demanio dello Stato, sono stati individuati gli atti abilitativi necessari per la realizzazione del parcheggio nel Giardino della Pace, atti che sono stati elencati nel seguente schema, con i commenti relativi agli adempimenti richiesti, ed i riferimenti alle leggi ed i regolamenti applicabili.

1) Invio del progetto da parte della Soprintendenza alla Direzione Urbanistica, ai fini di accertarne la conformità con le prescrizioni urbanistiche (art. 39 del D.Lgs. 42/2004 / art. 7 del DPR 380/01- all. 4 e 5) , progetto che non è mai stato trasmesso al Comune, per stessa affermazione della direzione dei lavori della Soprintendenza

2) Mancato ricorso alla procedura ordinaria, DIA o permesso a costruire (l’unica DIA presente sul cantiere è relativa al passo carrabile)

3) Non è stata richiesta l’autorizzazione della Commissione Comunale per il Paesaggio, in quanto i lavori, sono stati considerati dalla Soprintendenza, un intervento di manutenzione ordinaria e non una variazione della destinazione d’uso

4) Non è stato fatto il ricorso alla Conferenza dei Servizi, come previsto in presenza di interventi non conformi al PRG ( art.. 25 della L.R. n. 1 del 03/01/2005 – all. 6)

A conclusione di questo documento, chiediamo alla Direzione Urbanistica del Comune di Firenze, una formale risposta sull’iter seguito, la documentazione comprovante la destinazione d’uso a parcheggio dell’area o, in alternativa, la variazione a parcheggio del piano regolatore, e il permesso rilasciato a costruire. In assenza di tale documentazione si richiede al Comune di provvedere per il ripristino dello stato dei luoghi, in applicazione degli art.li 27 e 28 del DPR 380/01.

comitatobobolino@libero.it

mercoledì 17 dicembre 2008

No, un si pole!!

Riceviamo e pubblichiamo:

mercoledì 10 dicembre 2008

I "fiorellini" e le frasi captate al volo ...

Per puro caso prima dell'inizio di un incontro sulle politiche dei trasporti ho origliato uno scambio di battute fra due autorevoli e potenti personaggi del mondo politico e sindacale: "le conclusioni le tira un ambientalista, bisogna dirgli che qui si parla di infrastrutture, non di fiorellini". Già qui mi sono venuti i brividi.

E poi ancora giù luoghi comuni pro cemento e pro mega-opere come se fossero di per se la panacea universalis, sempre buone e giuste, comprese le più controverse e opinabili (es. l'autostrada tirennica). Traspariva un disprezzo e un astio quasi stalinista contro chi solleva critiche e dubbi o addirittura si oppone a quello che si spaccia per univocamente necessario, magari dopo aver intrallazzato di sottobanco con costruttori non proprio limpidi (e al di sotto di molti sospetti).

Oltre al Partito del Gippone (della destra) abbiamo anche a che fare con questi signori del cemento (del centro-sinistra). O come dice Travaglio "Calce e Martello".

C'è ancora molta strada da fare. Davvero tanta. E non ci si può stupire su certe telefonate le cui trascrizioni sono apparse sulla stampa.

Che vergogna!!!

martedì 2 dicembre 2008

La corda in casa dell'impiccato ...

La campagna "Pendolaria" viene promossa da anni dalla maggiore organizzazione ambientalista italiana ed è dedicata, con il gioco di parole fra "aria" e "pendolari", alle traversie dei circa 14 milioni di italiani che ogni giorno si spostano per andare al lavoro o nei luoghi di studio.
Al centro di essa sta, giustamente, il "ferro" che in tutto il mondo civilizzato è il
principale vettore, a cui altri eventuali mezzi di trasporto portano per rafforzare la capillarità della rete, soprattutto nel primo e ultimo tratto.
Mondo civilizzato a cui l'Italia palesemente appartiene poco: fra i grandi paesi "industriali" siamo infatti gli unici che vedono l'uso dell'auto come mezzo di gran lunga maggiore, in modo schiacciante.
Altrettanto poco civili sono spesso le condizioni in cui chi per necessità o per scelta viaggia ogni giorno sui treni locali. E palesemente in contraddizione con il resto d'Europa è anche la ripartizione degli investimenti fra ferro e asfalto.

La copertina della rivista di Legambiente illustra bene con una immagine che si richiama al famosissimo "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo.

Scontato anche il continuo richiamo all'Europa come modello a cui orientarsi e ovviamente alla necessità che questi imponenti spostamenti di persone siano possibili in termini di "mobilità compatibile".
A maggior ragione incomprensibile è il fatto che in tutto questo la bicicletta non viene neanche nominata.
Eppure nel modello europeo l'intermodalità bici+treno svolge ormai un ruolo chiave in quantità e qualità: usare l'unico mezzo davvero ad "emissioni zero" fino ad una stazione, poi caricarla sui vagoni, ed infine scendere ed usarla comodamente nell'ultimo tratto urbano.

In realtà questo modello esiste anche da noi, ma in modalità tipicamente italica, "fai-da-te": parcheggiare una bici alla stazione di arrivo per proseguire - preferibilmente scassata, per non farsela possibilmente rubare, e magari legandola chissà dove in mancanza di appositi spazi. C'è anche chi porta l'italicitá al top usandone due, di cui la prima da casa alla stazione di partenza. Insomma mettendo a frutto tutta la nostra arte di arrangiarsi. Metterla in treno è spesso solo teoricamente possibile e in ogni caso pagando un supplemento giornaliero di cui non esiste abbonamento.

Trattare di mobilità compatibile e di pendolarismo e scordarsi della bicicletta è più o meno come parlare di corda in casa dell'impiccato!

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