Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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martedì 25 novembre 2008

morti ammazzati

MILANO (Reuters) - In Italia si muore di più lavorando o spostandosi in automobile che a causa delle aggressioni di criminali, il cui numero è in calo rispetto al passato e si attesta fra i più bassi d'Europa. Queste, in sintesi, le conclusioni di uno studio del Censis pubblicate oggi.A dispetto della cosiddetta emergenza sicurezza, per la quale il governo si è tanto speso negli ultimi mesi, la fotografia scattata dal Censis mostra che in Italia gli omicidi continuano a diminuire.

"Si muore di più durante le attività ordinarie che non a causa della criminalità o di episodi violenti", si legge nel comunicato pubblicato dall'istituto di ricerca socioeconomica.

"I morti sul lavoro sono quasi il doppio degli assassinati, i decessi sulle strade otto volte più degli omicidi".

In base ai dati delle fonti ufficiali, nel nostro paese gli assassini sono infatti diminuiti del 36,4% in 11 anni: sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006.

Una tendenza simile è riscontrabile negli altri principali paesi europei, come Gran Bretagna, Francia e Germania. Seppur in calo, secondo il Censis gli omicidi in questi paesi rimangono infatti più frequenti che in Italia: 879 casi in Francia nel 2006, 727 casi in Germania e 901 casi in Gran Bretagna.

Anche nel confronto fra città, l'Italia sembra risultare tendenzialmente più sicura. Nel 2006, dice il Censis, a Roma si sono registrati 30 casi. A Bruxelles ce ne sono stati 33, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato un picco nel 2003 con 212 omicidi. Palma per la sicurezza va a Parigi, dove nel 2006 si sono verificati solo 29 omicidi, drasticamente diminuiti dai 102 che c'erano stati nel 1995.

La tendenza virtuosa dell'Italia si inverte, però, se si considerano le cosiddette morti bianche o quelle determinate da incidenti stradali.

Secondo i dati inerenti al 2005, in Italia sul lavoro si contarono 918 casi, mentre furono 678 in Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia.

E i numeri crescono ancora se si considerano le vittime degli incidenti stradali: nel 2006 in Italia i decessi sulle strade sono stati 5.669 mentre in Regno Unito sono stati 3.297, in Francia 4.709 e in Germania 5.091.

"Gran parte dell'impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti", ha dichiarato nel comunicato il direttore del Censis, Giuseppe Roma. "Tuttavia, se si amplia il concetto di incolumità personale, ... risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli".

(http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080805/tts-censis-italia-omicidi-ca02f96.html)

lunedì 17 novembre 2008

in soccorso ai pirati della strada

Azzeccagarbugli e giudicilli ...

Hanno sostenuto che l'etilometro della polizia non basta a determinare lo stato di ebbrezza e a Cremona, e hanno dato ragione ad un folle fermato a 230 Km/h
L'Asaps contro alcune sentenze
"Così la strada diventa una Jungla"

Dura presa di posizione dell'Asaps, associazione amici della polizia stradale, contro alcune recenti sentenze sull''etilometro e i limiti di velocità. "Rispondiamo con una provocazione - spiega il presidente dell'Asaps Giordano Biserni - ad alcune sconcertanti decisioni che ci sembrano prese dopo una vera e propria discutibilissima interpretazione dei fatti. A Firenze, infatti, un GIP ha respinto decine di decreti penali di condanna, adducendo l'insostenibile tesi che l'etilometro in uso alle forze di polizia non è sufficiente a determinare lo stato di ebbrezza del conducente; a Cremona, un altro giudice (di pace) ha dato ragione ad un automobilista fermato a 230 orari. A nostro parere si tratta di sentenze contro la sicurezza stradale - aggiunge Biserni - che evidenziano tutta la criticità di un sistema che non riesce ad essere incisivo e che si delegittima puntualmente da solo".
"A Treviso è stato declassato un valore alcolemico di 3,37 rilevato con l'esame del sangue a 1,47 sulla base di una tabella di raffronto con i valori che si rileverebbero con l'etilometro. Entrando nel merito dei singoli dispositivi, è infatti ovvio che quando nell'aula di un tribunale, luogo nel quale deve trionfare il Diritto, cadono certezze come la validità di un etilometro od uno sistema di misurazione della velocità che da anni vengono utilizzati in difesa della vita sulla strada, la società esce sconfitta.
Da anni una moltitudine di soggetti lotta in difesa della vita sulla strada - dichiara il presidente dell'Asaps - ma eventi come questo sono uno schiaffo ala memoria di chi, sulla strada, quella vita l'ha già persa: cosa si pretende, che gli agenti debbano accompagnare ogni sospetto in ospedale? Fare la coda con gli utenti del pronto soccorso? Farsi attribuire un codice di gravità al triage?".
"Anche per quanto riguarda l'altra sentenza, si rasenta il grottesco: il verbale redatto da due poliziotti che inseguono un'auto a 230 all'ora, che misurano la velocità di un veicolo standogli alle costole, non basta più? "Alcune sentenze annullano verbali redatti da postazioni automatiche - conclude Giordano Biserni - ora siamo in presenza di un giudice che annulla un atto perfezionato da agenti che hanno seguito e fermato una persona a 100 km/h sopra il limite massimo, accogliendo la tesi che il gesto manuale di inizio e fine della misurazione può comportare errori. Siamo all'assurdo: meglio a questo punto togliere ogni regola e lasciare che a decidere chi debba sopravvivere e chi debba soccombere sia la legge della jungla. A quella non c'è giudice che tenga".
(da La Repubblica, 10 ottobre 2008)

per leggerlo in orginale clicca qui

http://www.repubblica.it/2008/10/motori/motori-ottobre2/motori-asaps-giudici/motori-asaps-giudici.html?rss

giovedì 13 novembre 2008

Soldi per andare in bici

Purtroppo la buona notizia non è italica, viene infatti dall'America di Bush, roccaforte dell'auto "sempre e in ogni dove" (e di altre meraviglie che vi risparmiamo).


Usa, dal 2009 in vigore il Bicycle Commuter Act, provvedimento del piano anti-crisi: soldi a chi per spostarsi sceglie le due ruote

Se lasci l'auto in garage e vai in bici trovi in busta paga 20 dollari in più

di SARA FICOCELLI - tratto da Repubblica (clicca per leggere l'originale)

PIU' PEDALI e più ti ricarichi: lo slogan ha il retrogusto della pubblicità di un telefonino ma in realtà promuove un'iniziativa molto seria, capace di dare una mano all'ambiente, ai cittadini e persino alle tasche sempre insoddisfatte dei datori di lavoro. La formula magica si chiama Bicycle Commuter Act ed entrerà in vigore negli Stati Uniti a gennaio 2009 grazie alla firma di George W. Bush. A partire dall'anno prossimo tutti i lavoratori americani che lasceranno a casa la macchina per andare a lavoro in bicicletta riceveranno un bonus di 20 dollari a fine mese sulla busta paga, totalmente esenti da tasse. I datori di lavoro potranno a loro volta scaricare quei soldi dalla dichiarazione dei redditi e il cerchio perfetto si chiuderà.al lavoro in bici

(...) omissis (...)

Maureen DeCindis, una giovane "pendolare della bicicletta" che ogni giorno pedala dalla cittadina di Tempe, in Arizona, fino a Phoenix, è felice di sapere che alla fine del mese la Maricopa Association of Governments le accrediterà 20 dollari netti in più sullo stipendio: "In tempi di crisi le persone cercano solo di risparmiare e questa legge le invoglierà a farlo. Io, che amo la bicicletta, posso garantire che pedalare poi fa benissimo, non solo al portafogli ma all'umore".

"Certo, non diventeremo ricchi grazie a pochi spiccioli in più a fine mese - dice Willy Dommen, 49enne californiano che tutti i giorni pedala fino al San Francisco's Financial District - ma per noi amanti delle due ruote si tratta di una conquista importante".