Firenze Im-mobile

Una città assediata da valanghe di auto e motorini, continuamente in movimento, eppure (o forse proprio per questo) terribilmente IMMOBILE
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domenica 16 gennaio 2000

ROTATORIE, PISTE CICLABILI E ALTRO ANCORA

Una interessante (ma tragicomica) email diffusa dai "Comitati dei Cittadini"
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COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE

ROTATORIE, PISTE CICLABILI

E ALTRO ANCORA


La recente strage di via Pistoiese e i numerosi incidenti sulle nostre strade suggeriscono alcune osservazioni.

Da alcuni anni assistiamo alla realizzazione, da parte del Comune, di una serie di interventi tra le quali rotatorie e piste ciclabili. Come è noto, le rotatorie, inaugurate in Francia e diffusesi velocemente in tutta Europa, hanno il duplice scopo di fluidificare e insieme rendere più sicuro il traffico cittadino, mentre le piste ciclabili rappresentano un virtuoso tentativo di incrementare la viabilità primaria, riducendo così il traffico veicolare.

Questi interventi nascono con le migliori intenzioni, ma la volontà non basta: sia le rotatorie sia le piste ciclabili devono essere realizzate solo quando esistono condizioni urbanistiche che le rendano sostenibili.

Purtroppo invece a Firenze abbondano le rotatorie con raggio di curvatura inferiore a quello consigliato, perché la larghezza della strada, come in via Pistoiese, non ne consente l’inserimento “a norma”. In questo modo, anziché mettere in sicurezza il traffico, lo si mette a rischio, come testimoniano i numerosi incidenti, fino al recente disastro nel quale sono morti tre giovanissimi.

Lo stesso si può dire delle piste ciclabili: ciclabile è bello, ma solo laddove la situazione lo consente, senza mettere in pericolo l’incolumità di ciclisti, pedoni e automobilisti.

Le piste recentemente realizzate attorno al centro storico sembrano non tenere conto di elementari principi di sicurezza e di opportunità, come, anche in questo caso, testimoniano i numerosi incidenti, anche gravi, occorsi agli incauti ciclisti che si avventurano su piste insicure e mal progettate.

Forse anche questi interventi necessiterebbero di approfonditi studi a monte, di un approccio di tipo urbanistico e trasportistico, di cui invece non sembra esservi traccia.

Il 6 gennaio scorso, proprio lo stesso giorno del tragico incidente di via Pistoiese, usciva su “La Repubblica” un articolo di Mario Pirani sulla sinistra partitocratica, nel quale veniva descritto lucidamente e desolatamente il sistema che sta alla base di gran parte dei poteri amministrativi locali. Tratteggiando i caratteri della “razza” partitocratica che soffoca la gestione tecnica e amministrativa della sfera pubblica allargata, Pirani scriveva:

Sua caratteristica precipua è la naturale allergia per la professionalità competitiva, la valenza tecnica, la qualità culturale. Traendo la propria ragione d’essere dall’esercizio della macchina politica, intesa come strumento di potere e per il potere ed avendone esteso l’utilizzazione molto oltre il dovuto, ne consegue che le competenze vere, attinenti alla funzione di ogni posto ricoperto, rappresentano una contraddizione da cancellare alla radice.

Oltre alla fatalità e a funesti eccessi giovanili c’è anche questo dietro la tragedia di via Pistoiese.